Molti lavoratori lo attendono con ansia, alcuni con preoccupazione: è il momento del collocamento a riposo, meglio definito come Pensione; il momento in cui si può (ed in alcuni casi, si deve) smettere di lavorare, percependo il trattamento pensionistico erogato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
In questo approfondimento, tracceremo un quadro della normativa generale, ipotizzando che il soggetto interessato (uomo o donna) voglia accedere al trattamento pensionistico entro il 31.12.2018.
La prima possibilità che l’ordinamento concede è la pensione di vecchiaia: a tale trattamento si accede con 66 anni e 7 mesi (requisito anagrafico), con almeno 20 anni di contributi (requisito contributivo).
E’importante rilevare che i contributi possono essere stati maturati in qualsiasi regime gestione ordinaria AGO, gestione separata, gestioni esclusive, casse professionali) in quanto con la legge 232/2016 è stato confermata la possibilità di ricorrere al cumulo gratuito dei periodi assicurativi.
Tale possibilità è prevista però solo per il raggiungimento del requisito contributivo, con esclusione di qualsiasi effetto sulla misura del trattamento pensionistico.
Per poter beneficiare dei contributi versati in gestioni assicurative separate, si dovrà utilizzare il diverso procedimento del riscatto, della ricongiunzione o della totalizzazione.
La seconda possibilità “canonica” di cessazione dal lavoro è la pensione anticipata, a cui è possibile accedere avendo maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).
Oltre a tali possibilità, negli anni si sono succedute numerose opportunità di anticipo della data di pensionamento, che vengono di anno in anno rinnovate o eliminate in occasione della sperimentazione di nuove misure previdenziali: è indispensabile quindi una corretta informazione ed un costante aggiornamento onde evitare di “fare i conti senza l’oste”, confidando nel pensionamento sulla base in misure non più in vigore.
Per l’anno 2018, le principali misure di anticipo pensionistico sono:
- APE Volontario (Anticipo PEnsionistico): consente di anticipare la data del pensionamento fino ad un massimo di 3 anni e 7 mesi, mediante un prestito garantito dal sistema bancario, da restituire mediante rate mensili riscosse sulla pensione di vecchiaia maturata.
- APE Sociale: consente, per disoccupati, caregivers, invalidi e addetti a mansioni gravose con almeno 30 anni di contribuzione (36 per i lavori gravosi), di anticipare la data del pensionamento a 63 anni
- Lavori Usuranti: consente, secondo i requisiti indicati dalla legge, ai lavoratori addetti a mansioni particolarmente usuranti o al lavoro notturno, di accedere in anticipo al trattamento pensionistico, avendo un minimo di 35 anni di contribuzione e 61 anni e 7 mesi di età
- Opzione Donna: consente, alle lavoratrici che, alla data del 31.12.2015, abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e 57 anni di età di accedere alla pensione, accettando il calcolo della stessa con il sistema contributivo.
Altre misure di anticipo pensionistico riguardano gli invalidi, i cd. esodati, i non vedenti e altre categorie particolari di lavoratori “ disagiati”.
Ricordiamo altresì che i Fondi Privati dei Professionisti ed i Fondi speciali INPS di alcune categorie (Autoferrotranvieri, Personale Navigante, Forze Armate ecc…) possono avere requisiti diversi di accesso al trattamento pensionistico sia con riferimento al requisito contributivo che al requisito anagrafico.
Come già ricordato, e come è noto a tutti, l’argomento pensione è estremamente dibattuto e parte integrante di ogni programma di governo: è plausibile che nei prossimi mesi la normativa verrà rivista, modificata ed integrata: tali provvedimenti saranno oggetto di una attenta analisi una volta emanati.
Avv. Sergio Merlina