Un dipendente di banca viene colpito da un provvedimento disciplinare, tramite rimprovero scritto, per aver compiuto “gravi errori operativi”. Ma cosa è successo?
Una mattina un cliente della banca si reca presso una filiale per richiedere il blocco del conto corrente a seguito del furto del portafogli contenente, tra le altre cose, le carte di credito e il libretto degli assegni. Accompagnato dal suddetto dipendente nell’ufficio del vicedirettore della banca, quest’ultimo gli comunica che per procedere al blocco è necessaria una regolare denuncia del furto presso le Autorità competenti.
Durante l’adempimento di tale onere, il dipendente riceve un secondo cliente che gli chiede di riscuotere un assegno. Lo sportellista verifica l’identità, controlla la firma (sulla cui autenticità potevano sorgere notevoli dubbi), accerta la presenza dei fondi nel conto corrente e procede al cambio dell’assegno in denaro.
Intanto il cliente chiama la banca per avere la numerazione degli assegni da inserire nella denuncia e tra tali assegni vi è quello appena riscosso.
Poco dopo, tornando in Banca con copia della denuncia richiede di procedere al blocco del conto corrente.
La banca manda quindi al suo dipendente una contestazione per gravi errori operativi. Infatti si rimprovera allo sportellista che la firma sull’assegno fosse visibilmente apocrifa e inoltre che egli fosse pienamente a conoscenza della denuncia effettuata dal titolare del libretto perduto.
Il dipendente risponde con una diversa ricostruzione dei fatti rispetto a quella dei testimoni. Infatti, lo sportellista afferma di non essere stato a conoscenza dell’identità del cliente né del numero di conto corrente. Non poteva quindi constatare che il correntista che aveva incontrato la mattina fosse lo stesso del conto da cui sono stati attinti i soldi per la riscossione dell’assegno. Aggiunge, inoltre, che non era stato avvisato della telefonata effettuata dal cliente per avere le numerazioni degli assegni. La banca però, non ritenendo tali considerazioni fondate e rilevanti, procede all’adozione del provvedimento disciplinare del rimprovero scritto, considerando anche la palese falsità della firma.
Il caso infine arriva davanti al Collegio di Conciliazione e Arbitrato che conferma la sanzione.
Alla luce dei fatti una domanda sorge spontanea:
Come si sarebbe potuto evitare?