La Cassazione, con la sentenza n. 11414/2018 dell’11 Maggio 2018, si pronuncia sulla corretta e dovuta indennità di maternità spettante alle lavoratrici del settore navigante.
Richiamando il testo unico della legge a sostegno della maternità e paternità la Suprema Corte in osservanza degli indirizzi costituzionali, afferma che: “l’indennità è diretta ad assicurare alla donna lavoratrice la possibilità di vivere l’evento senza una radicale riduzione del tenore di vita”.
La sentenza di merito impugnata ha concluso nel senso dell’inclusione per intero dell’indennità di volo e ciò sulla base dell’art. 23 del T.U. (d.lgs. n. 151/2001) secondo cui, ai fini della determinazione della retribuzione parametro (per calcolare l’indennità di maternità), vanno considerati gli stessi elementi retributivi utili e necessari al calcolo dell’indennità di malattia, per la quale, l’indennità di volo vale al 100%.
L’INAIL non condivideva tale ricostruzione interpretativa, sostenendo, invece, che l’indennità di volo doveva essere considerata al 50%.
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso proposto dall’INAIL e determina che l’indennità di volo incide nella sua interezza sulla retribuzione parametro utile al calcolo dell’indennità di maternità.
La Corte richiama precedenti pronunce anche della Corte Costituzionale e nell’interpretare le norme sulle basi di calcolo delle indennità di maternità, detta ai giudici di merito il principio di diritto secondo il quale i giudici devono privilegiare le soluzioni che consentono di mantenere un livello retributivo quanto più simile a quello goduto in costanza di attività lavorativa.
Un simile criterio è certamente conforme agli indirizzi costituzionali secondo i quali l’indennità è diretta ad assicurare alla donna lavoratrice la possibilità di vivere la maternità senza una radicale riduzione del tenore di vita. Tale principio, inoltre, non è riconducibile solo al nostro ordinamento, ma trova riscontro anche nella legislazione europea (Direttive nr.86/613/CEE; nr.92/85/CE; e nr.96/34/CE).
Ancora una volta il “principio di indifferenza” sembra guidare il Supremo Giudice a tutela di diritti fondamentali per la nostra carta costituzionale allorché si confrontano con gli interessi dell’impresa.
Pertanto si ritiene che sia importante verificare tutti i diritti lesi delle donne lavoratrici in ipotesi di congedo per maternità, al fine di rivendicarne il dovuto ripristino.
Sarà utile verificare i pagamenti recepiti durante il congedo per maternità e almeno le ultime due buste paga prima del congedo.
Avv. Flavia Bruschi